L’AMORE FRA I PICCHI DI ARENARIA
I RITI TRADIZIONALI PER LE NOZZE

L’amore a Castelmezzano seguiva precise ritualità e strategie. Misure beneauguranti per il futuro della famiglia e della collettività. Tradizioni che venivano condivise dalla comunità persino la prima notte di nozze.
L’amore al tempo delle pietre. L’amore fra le guglie di arenaria. L’amore a Castelmezzano sa di buono e di antiche dolcezze. Le nozze nel borgo, segnate da una particolare ritualità, trattengono un colore d’ambra.
Quando gli sposi, con le loro famiglie, si recavano dal parroco a “dare la parola” (le prime richieste), lo sposo aveva l’obbligo di donare al prete una gallina con la quale si sigillavano i documenti di rito. Si usava dire: “Serve la zampa per chiudere le fedi”.
La sera prima delle nozze si usava portare la “serenata” in casa della sposa, con organetti e zampogne.
Organetti e zampogne che tornavano protagonisti pure al termine delle nozze quando gli sposi finalmente avevano modo di recarsi nella loro casa per cominciare l’esperienza coniugale. Ma, davanti alle serenate degli amici, non potevano tirarsi indietro: gli sposi novelli erano costretti ad alzarsi dal talamo nuziale, aprire la porta e far entrare gli ospiti offrendo loro biscotti, liquore e vino. Fino a quando, al termine di canti, tarantelle, mazurche, polche e valzer, i convenuti non si decidevano ad andar via. Solo allora poteva finalmente cominciare la prima notte di nozze.
Viva viva gli sposi!

LE NOZZE E IL RITO DELLE CROSTOLE UN’ANTICA DOLCEZZA CHE LEGA LE FAMIGLIE

Le crostole, un dolce tipico locale fatto di farina, uova, zucchero, olio e miele, diventa occasione per trasformare le nozze di due giovani in un evento che coinvolge tutto il paese. Per la condivisione degli ingredienti, del lavoro di impasto, per la distribuzione del “complimento” da parte delle ragazze nubili che ancora aspettano di trovar marito.
L’amore a Castelmezzano custodisce un sapore di miele. Un gusto unico di festa condivisa. Un aroma che proviene dalla dolcezza delle “crostole”.
Si tratta di un’antica tradizione nuziale che coinvolge non solo le famiglie dei promessi, ma l’intera comunità.
Parenti e invitati portano, in casa degli sposi, gli ingredienti necessari: farina, uova, zucchero, olio, miele.
Quindici giorni prima della celebrazione del matrimonio, la famiglia dello sposo, insieme alle amiche di famiglia, si impegnano nella preparazione di questo dolce squisito. Rompono centinaia di uova e aggiungono la farina necessaria a ottenere un impasto omogeneo. Stendono l’impasto con il matterello sui “tumpagni” fino a ottenere una sfoglia circolare e sottile. Ritagliano quindi le sfoglie con una rotellina dentellata per ottenere lingue di pasta che pinzettano con la punta del pollice e dell’indice. La lingua di pasta viene avvolta su sé stessa in modo circolare e poi viene fritta nell’olio di oliva ben caldo. La “crostol’” viene infine guarnita con miele spalmato con un rametto di origano fresco.
Il dolce (‘u cumpl’mend’) viene poi distribuito dalle ragazze nubili, amiche della sposa, ai parenti della famiglia di lei.
Sette giorni prima delle nozze, un analogo percorso riguarderà la famiglia della sposa. Con le ragazze nubili che distribuiranno il dolce agli invitati di lui.
La preparazione e il dono delle “crostole” costituiscono un rito propiziatorio doppio: rito di fertilità per i giovani che si preparano alle nozze, ma anche un atto beneaugurale affinché, le ragazze che offrono questo dolce squisito, presto possano trovare presto amore e marito.