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@ Lorenzo Palazzo

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CASTELMEZZANO PUNTO NET 

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GLI AGGUATI DI PERCUOCO E OCCHIO DI CANE

STORIA DI BRIGANTI A CASTELMEZZANO

 

Fra i nascondigli di arenaria di queste montagne e le selve di Gallipoli Cognato si muovevano bande di briganti. La storia di Percuoco e Occhio di Cane e del rapimento del piccolo Peppuccio Valluzzi.
I briganti passarono di qui. Da queste montagne, da questi boschi, dai sentieri della fitta foresta di Gallipoli Cognato. Da Carmine Crocco al generale José Borjes.
Si racconta che nel bosco venne preso in ostaggio dai briganti un ragazzino: Peppuccio Valluzzi. I briganti Percuoco e Occhio di Cane lo presero per ottenere un riscatto.
Occhio di Cane, alias Rocco Cafarella, era nativo di Castelmezzano ma risiedeva nella vicina Pietrapertosa. Percuoco era invece originario di Grassano. Conviveva con una donna di Castelmezzano, Mariangela Iosco.
Era una sera di aprile del 1862 quando i coniugi Valluzzi, dalla loro masseria, si recarono in paese per sbrigare alcune faccende. In casa rimasero i loro due figli: Peppuccio di dieci anni e Giovanni di sette.
Prima di andar via i genitori raccomandarono ai figli di stare attenti al gregge. Durante la notte però la casa fu assalita dai briganti. Percuoco e Occhio di Cane obbligarono Peppuccio a seguirli. E lo portarono con loro nei nascondigli della foresta.
Dopo alcuni giorni si presentò dai Valluzzi un certo Mavilio, che dettò le condizioni dei briganti per la restituzione del bambino. Mavilio portò con sé anche un piccolo pacco. Dentro c’era un pezzo di orecchio di Peppuccio.
“Ora Percuoco vi manda questo. Se non sborsate la somma richiesta, vi manderà la sua testa”, disse.
I Valluzzi giurarono di pagare il riscatto. Ma la madre, Carmela, chiese anche a Mavilio di riferire ai Percuoco e Occhio di Cane che lei voleva parlare con loro. E così si accordarono. Il giorno fissato per consegnare il denaro e per effettuare il colloquio fra la madre e i briganti giunse. Con la donna si mossero, senza farsi scorgere, anche due pastori fedeli: Giovanni Santoro, detto Campilino (‘u Ualan’, pastore di vacche), e Egidio Beneventi, soprannominato Scemolo. I due si nascosero nel luogo dell’appuntamento. Anche il figlio di Campilino era stato rapito, da alcuni mesi, dagli stessi briganti.
La madre giunse nel posto in cui Occhio di Cane la stava aspettando. La donna, alla vista del figlio legato accanto al ragazzo del Campilino, si inginocchiò davanti al brigante per invocarne la liberazione.
“Hai portato i soldi?”, le domandò perentorio Occhio di Cane.
“Sì – rispose mamma Carmela – è quasi tutto quello che avete chiesto. Manca poca cosa. Ma il resto ve lo manderemo al più presto”.
Il brigante, a quelle parole, si inferocì.
“Senza i soldi, tuo figlio resta qua”, ululò.
Allora la madre prese le mani del brigante fra le sue mani e lo supplicò: “Ti prego, abbi pietà. Libera il figlio mio”.
Era la parola d’ordine convenuta. Il Campilino in quel momento balzò dal nascondiglio e con la scure mozzò la testa a Occhio di Cane.
Udendo le urla, Percuoco e la sua donna, che era incinta, uscirono dalla loro capanna. Il Campilino con un altro colpo di accetta squarciò il ventre di Mariangela Iosca che aspettava due gemelli.
Lo Scemolo si lanciò con furia contro Percuoco che, vista la mala parata, preferì darsi alla fuga. Di lui non si è saputo più nulla. Peppuccio Valluzzi e il figlio del Campilino furono così liberati.
Qualche giorno dopo, Mavilio fu trovato morto nel bosco, sotto a una quercia.

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